Denominazione

L’origine del nome, secondo una tradizione consolidata, più volte messa in discussione, risalirebbe alla città di Cominium, di cui Tito Livio e Dionigi di Alicarnasso narrano la distruzione nel 293 a.C., durante la terza guerra sannitica. Anche se in nessuna epigrafe di epoca romana rinvenuta nella zona appare il nome della città, nel Medioevo l’intera valle era già denominata Comino nei documenti, e con questo nome è presente negli scritti di Flavio Biondo e Leandro Alberti. Il nome è sempre sopravvissuto nell’uso popolare, e compare nella denominazione ufficiale di San Donato Val di Comino, della XIV comunità montana “Valle di Comino” e dell’Unione dei comuni “Val di Comino”.

Etimologia

Il ritrovamento di oggetti in pietra lavorata in varie località della valle testimonia la presenza di insediamenti umani risalenti alla preistoria. Ma le testimonianze archeologiche acquistano una fisionomia più chiara a partire dalla presenza sul territorio delle popolazioni osco-umbre (la valle si situa in una zona di confine tra le aree abitate dai Volsci e dai Sanniti) fino a tutta l’epoca romana: il ponte romano di Casalattico, il tempio di Mefite presso Casalvieri (in località Pescarola), dove nel 1990 sono stati rinvenuti numerosi ex voto, frammenti fittili e monete di età repubblicana e imperiale, le mura poligonali di Vicalvi e di San Fedele presso San Donato Val di Comino, le epigrafi di Santa Maria del Campo ad Alvito, il tempio di Mefite scoperto nel 1958 alla sorgente del Melfa, nei pressi del santuario di Canneto a Settefrati. Nell’antichità il centro più importante era Atina, sede della omonima prefettura romana, la cui antichissima origine è attestata anche dal passo dell’Eneide dove è enumerata, con l’appellativo di potens, fra le cinque città del Lazio che preparano le armi per la guerra di Turno contro Enea[3]. Secondo una tradizione mitica la città fu fondata da Saturno, e conserva i resti di mura poligonali a grossi blocchi di pietra e numerose testimonianze di epoca romana: epigrafi, sculture, ceramiche. Di Atina con tutta probabilità fu nativo il console Lucio Munazio Planco, fondatore di Lugdunum (Lione). Nel museo civico archeologico di Atina sono visibili numerosi reperti provenienti da varie località della valle.

Medioevo

Con i suoi castelli, che corrispondono quasi perfettamente agli attuali paesi (Atina, Agnone – oggi Villa Latina, San Biagio Saracinisco, Picinisco, Settefrati, San Donato Val di Comino, Gallinaro, Alvito, Vicalvi, Campoli Appennino, Casalvieri, Casalattico), nel Medioevo la valle appartenne al ducato longobardo di Spoleto, al principato di Capua, alla contea di Aquino, alla contea dei Marsi, fino a far parte del Regno unificato dai Normanni, come contea e poi ducato autonomo detto Stato di Alvito, centro che nel frattempo era venuto crescendo di importanza. Le famiglie più importanti che ebbero la signoria sulla valle furono i d’Aquino, i Cantelmo, i Borgia e poi i Gallio. La valle di Comino a partire dall’epoca alto-medievale fu a lungo comunque sotto l’influenza dei grandi monasteri benedettini di Montecassino e di San Vincenzo al Volturno, che ne disegnarono il profilo religioso e culturale. Del periodo medievale sono testimonianza i resti di chiese, castelli, torri e mura in quasi tutti i paesi, in particolare i castelli di Alvito e Vicalvi e il palazzo Cantelmo di Atina.

Età moderna

Del Regno di Napoli o Due Sicilie seguì il destino; subito dopo l’unificazione risorgimentale fu teatro di importanti azioni di resistenza antiunitaria (il cosiddetto brigantaggio, che era stato presente anche nel corso della guerriglia contro-rivoluzionaria durante l’invasione francese giacobina) e fece parte della provincia di Caserta, rimanendo incorporata nella Terra di Lavoro fino al 1927, anno in cui fu inserita, con tutto il distretto di Sora, nella nuova provincia di Frosinone, nel Lazio. Oltre ai tradizionali castelli cominensi, posti in cerchio lungo il bordo della valle, appartenenti all’antico ducato di Alvito, fanno parte della comunità montana valle di Comino i paesi di Belmonte Castello, tradizionalmente legato ad Atina, Posta Fibreno, Campoli Appennino, Pescosolido e Fontechiari. Vi sono inclusi anche i paesi dell’area delle Mainarde: Vallerotonda, Acquafondata e Viticuso, storicamente gravitanti su Montecassino e appartenenti alla Terra Sancti Benedicti.

Geografia

Dal punto di vista geografico la valle di Comino si presenta come un’ampia conca quasi circolare di 244 km² in buona parte circondata da monti. A sud, nella zona di Casalattico, si trovano le propaggini settentrionali del monte Cairo (con quote intorno ai 1000 m s.l.m.); a sud est di Picinisco la Serra Piano; il territorio di Picinisco si innalza fino al versante laziale del massiccio della Meta (2241 m), la cui cima più alta è il monte Petroso (2247 m). Oltre Picinisco il paesaggio è caratterizzato dalla valle del primo corso del Melfa, la cui sorgente è nella valle di Canneto (1020 m s.l.m.). Subito dopo la linea di confine tra Lazio e Abruzzo percorre il fondovalle, fino alla località dei Tre Confini (1496 m). Proseguendo verso Settefrati e San Donato Val di Comino, si trova una lunga dorsale che culmina nella rocca Altiera (2085 m). A nord il confine della valle di Comino è segnato da un gruppo montuoso che ha un’altezza media di 1800 m. A nord ovest, fra Campoli Appennino e Alvito, la dorsale è di circa 1000 m. Verso sud ovest la conformazione della valle è caratterizzata da una zona collinare che non supera i 500 m: qui il confine naturale non è segnato con netta discontinuità dai rilievi montuosi, quanto piuttosto dal displuvio fra il Melfa e il Fibreno.

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